Le Carrube, ovvero, le “Sciuscelle” della nostra infanzia. Il loro ricordo è legato, almeno per noi, agli anni dell’ultimo conflitto mondiale ed a quelli appena dopo, allorquando questo “frutto di scarto” e diremmo, anche dimenticato, rappresentava un alimento ricercato per uomini ed animali non trascurabile. Noi ragazzi dell’epoca, non ci facevamo scrupolo nel mangiare le “Sciuscelle” anche se sapevamo che erano l’alimento preferito dai muli della famiglia dei cavalli, utilizzati a quel tempo fino agli anni ‘70, dai carrettieri di Barano, Serrara Fontana, Forio e Ischia per il trasporto, per lo più di botti, e barili cantenente il nostro vino da esportazione. In sostanza il “pranzo” preferito dei muli e dei cavali era la combinazione di “Vvrenna e sciuscelle”. Un albero di “Sciuscelle” di riferimento, fra i tanti sparsi in tutta l’isola, nei posti più impensati, era quello che ci attirava in via Leonardo Mazzella all’altezza dell’abitazione dei Bazzoli. Quella pianta sempre verde e rigogliosa, che dominava la vecchia “parracina” che delimitava il corso stradale sulla sinistra in salita, col suo largo cappello di foglie e di carrube che ombreggiavano il sottostante tratto di strada, era la nostra passione, il sicuro traguardo a bersaglio, per fare dell’albero ciò che meglio ci piaceva, derubandolo del suo frutto che penzolava a grappoli dopo essere passato dal suo colore di nascita verde smagliante al colore della identità matura marrone scuro.
Le “sciuscelle”, ci si permetta di chiamarle con il nome della tradizione, nonostante se ne parli poco, sono un altro frutto della nostra terra, che a suo modo, ha fatto anch’esso la storia di diverse generazioni isolane del passato. Hanno fatto parte della merenda ,mattutina di tanti ragazzi prima e durante le ore della scuola, sul lavoro e nei momenti di svago. A quel tempo tanti era i ragazzi e gli adulti che portavano in tasca almeno cinque o sei “sciuscelle” di media lunghezza per mangiarle quando lo desideravano e per offrirne una che ne era sprovvisto. Ma il consumo delle “sciuscelle” non si limitava soltanto all’uso che ne facevano le generazioni passate. Innanzitutto, bisogna dire che il loro gusto era gradevole. Infatti esse hanno un sapore dolciastro simile a quello del cioccolato, e proprio per questa caratteristica, dagli anni ’80 in poi l’industria alimentare, al di fuori della nostra isola, si è interessata al suo utilizzo per la produzione di biscotti, sciroppi, basi per il gelato, barrette dietetiche e creme spalmabili, adatti per soddisfare la voglia di dolce senza esagerare con grassi e calorie. Nonostante questo nuovo tipo di utilizzo, la “sciuscella” rientra nella categoria dei “frutti dimenticati” in quanto è molto difficile reperirla in commercio, fatta eccezione per le sagre di paese nelle zone di produzione, oppure (ma a un costo proibitivo) nei negozi specializzati in sementi e frutta secca.
Al momento dell’acquisto, la polpa deve essere dura e densa, ma comunque abbastanza morbida. Occorre anche controllare che non presenti piccoli fori ben visibili, segno della visita sgradita da parte delle larve di insetti. Le “sciuscelle” o se preferite, le carrube, vanno conservate bene in luogo asciutto e fresco, dentro un sacchetto di plastica ben chiuso, anche per diverse settimane. Si possono utilizzare per varie ricette, prima fra tutte la famosa pasta di farina di carruba molto presente sul mercato, specialmente in Sicilia in curate confezione per la vendita al dettaglio. Se mischiata a grassi od oli tropicali la farina di carruba si trasforma in un composto molto simile al cioccolato tradizionale. Ad Ischia essa è possibile trovarla nei negozi dei Sapori molto frequentati dai nostri turisti che da soli hanno contribuito a far crescere in tutta l’isola questo tipo di attività commerciale nel settore alimentare. Le “Sciuscelle” sono il frutto di un albero sempre verde ( il carrubo ) spontaneo che può raggiungere i 500 anni di età; il suo nome scientifico è Ceratonia Siliqua ed appartiene alla famiglia delle Fabaceae. I frutti del carrubo hanno una forma simile all’involucro del fagiolo benché di dimensioni maggiori e di colore marrone scuro.
Nei tempi antichi le carrube erano uno dei mezzi di sostentamento per uomini ed animali mentre. Erano consumato alla maniera popolare esposti in contenitori di tela di sacco o in larghi vassoi di legno. Avevano un profumo gradevole e facevano la loro bella figura tra la frutta secca presentata in ogni stagione. Quindi la presenza della pianta di sciuscelle o carrubo nell’isola d’Ischia risale ai tempi in cui i greci sbarcarono e colonizzarono l’isola d’Ischia. Dalla fermentazione della polpa delle sciuscelle si ottiene un alcool molto utilizzato a livello industriale. Inoltre esse contengono il 10% di acqua, l’8,1% di proteine, il 34% di zuccheri, il 31% di grassi, fibre e ceneri; i minerali presenti sono rappresentati da potassio, calcio, sodio, fosforo, magnesio, zinco, selenio e ferro. I frutti del carrubo contengono le vitamine del gruppo B ( B1, B2, B3, B5, B6 e B12 ), vitamina C, vitamina E, K e J e folato alimentare. L’elevato contenuto di fibre alimentari fa della carruba un alimento con proprietà sazianti e per questo motivo la sua assunzione è consigliata nelle diete dimagranti. Con la corteccia marrone della sciuscella i vecchi dolcieri di Ischia, dopo averla farinizzata attraverso un impasto con altre essenze, realizzavano i classici sosamielli dal sapore leggermente aspro che andavano benme per quei palati meno esigenti.
Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)